La pandemia Covid-19 sta impattando in maniera significativa sulla stabilità della regione e sul programma di allargamento dell’Unione Europea. Questo è quello che sostengono gli esperti del Weimar Plus Working Group che anche quest’anno si sono riuniti per fare il punto sulla situazione socio-economica e politica nei Balcani occidentali.
Una recente analisi dell'agenzia Onu UNFPA, firmata dalla ricercatrice Alida Vračić e dal giornalista Tim Judah, evidenzia come la pandemia abbia aperto inaspettate opportunità per le aree rurali, anche nel sud-est Europa.
Nel 2018, il CEPS , un think tank con sede a Bruxelles che si occupa di affari europei, decise di realizzare uno studio di comparazione tra i paesi dei Balcani e quelli che, ad est, avevano sottoscritto un Accordo di associazione con l'Ue (Ucraina, Georgia e Moldavia) per verificare il loro progressivo allineamento alle normative Ue.
Era già accaduto nel 2008. Quell'anno la Slovenia durante il suo mandato alla presidenza dell'Ue, era riuscita a negoziare un compromesso sulla liberalizzazioni dei visti per i Balcani occidentali.
Nel sud-est Europa gli appuntamenti elettorali vengono spesso percepiti come mera formalità democratica per – di fatto - confermare alla guida sempre le stesse élite. Secondo le ricercatrici Tena Prelec e Jovana Marović – autrici per conto di BiEPAG del report No longer voting for the devil you know? - le ultime elezioni tenutesi nella regione mettono però in discussione questa convinzione.
È trascorso ormai più di un anno dall'avvio della pandemia da Covid-19 e molto è cambiato tanto nelle nostre vite quanto nelle dinamiche globali. Ma – si chiede la ricercatrice Senada Šelo Šabić in un paper pubblicato per la Friedrich-Ebert-Stiftung nel gennaio 2021 – ha impattato in qualche modo sulla politica estera degli stati del sud-est Europa?
I momenti in cui coloro che hanno limitate possibilità di partecipazione politica alzano la loro voce, spesso si traducono in opportunità di cambiamenti sociali e politici. Le proteste non-violente si sono dimostrate spesso uno strumento legittimo per il miglioramento della società e per portare avanti la transizione democratica di un paese.
Tredici anni dopo la separazione del Kosovo dalla Serbia, i due paesi restano bloccati nel reciproco non riconoscimento, con effetti deleteri per entrambi. Secondo un recente rapporto dell'International Crisis Group le due parti devono andare oltre i dettagli tecnici dei negoziati per affrontare le questioni principali nella loro relazione: l’indipendenza di Pristina e l’influenza di Belgrado sulla minoranza serba del Kosovo.
Nell'ultima pubblicazione del 2020 della serie di analisi titolate “ Political Trends & Dynamics” che la Friedrich-Ebert-Stiftung dedica ai Balcani occidentali si è chiesto ad una serie di analisti dell'area di intervenire sul tema dello stato di diritto.